2013 – Materie Riflesse – Siena – Bootlegs InQuadro

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“L’eco di un riflesso”

Un inchiostro di china si imprime sulla carta come una semplice presenza pronta a liberarsi in un reazione. Si sospende il tempo in un modo tale da estendersi in una proiezione prossima a venire che non sottende banalmente una irrealtà immaginativa né tanto meno è materia che resta nella sua sostanza. Si viene pertanto spinti, catapultati al di là di quello che viene percepito, come se la nostra reazione si annullasse nella profondità dell’essere. Siamo tentati di abolire la natura, senza tuttavia rinnegarla. Così, una semplice macchia di china si trasforma in una rivelazione. Non vi è in questa un mondo solamente riflesso, o contrito in una silenziosa immobilità. Ma vi reagiscono forze che trovano in noi una prolungata eco che spinge all’assoluto di un mondo contemplato. Un’onirica assenza di una fantasia disordinata che si ricompone al fondo di ogni memoria e mi appare quasi fosse un’orfica respirazione. Le esperienze di Natascia Ghini si sottraggono, in un certo senso, a quei rigidi determinismi che regolano il mondo reale, correlandosi di una intenzionalità che descrive l’immagine di una coscienza oramai liberata dalla presenza della “cosa” reale. La sua, parafrasando Sartre, è una coscienza immaginativa che non intende più l’incontro di oggetti rappresentati, bensì la visualizzazione dell’oggetto sul fondo della sua assenza; in questo modo le sue maculazioni di china, le sue paste di carte, gessi e carboni, le incrostazioni diventano il veicolo di una libertà che sancisce, grazie alla negazione cosciente dell’essere, la scomparsa dell’esserci delle immagini. In ogni suo definirsi, poeticamente si avverte la volontà di una scrittura creatrice di organismi viventi, così come definiti da Pareyson, “organismi viventi di vita propria e dotati di legalità interna, e che propone una concezione dinamica della bellezza artistica”. L’arte della Ghini diventa quindi “formatività pura e intenzionale”, dove formare significa da una parte poiein (produrre, realizzare), ma anche saper fare, in un modo che intenzione e produzione procedono di pari passo sintetizzandosi in un’opera concreta.

Antonio Locafaro